duecentosessantanove

Accovacciato, mi guardava ansimando e muovendo nervosamente le ali, generando una brezza gelida

“ancora non ci credi ?”, disse indicandomi il riflesso verdastro di lui nell’acquitrino, che forniva di lui un’immagine meno inquietante. che meno inquietante lo rendeva.

No, non ci credo, pensai continuando a pestare nel mio mortaio. Evitavo di incrociare il suo sguardo, per il timore di essere incenerito, anche se non era mai successo in precedenza.

Allora per me la magia del mondo non poteva essere composta solo di parola, le essenze che pestavo e mescolavo dovevano essere essenziali. E la specie di demone malaticcio che mi sussurrava indicazioni ansimanti probabilmente era figlio solo delle mie febbri. Allora non era ancora riuscito a convincermi di come tutto era costruito con la parola e che il mondo ad essa si conforma; il mondo è come lo definisci, diceva, e la sua percezione si adatta a come lo schematizzi.

E tutto si modifica secondo come viene proposto e in quanto tale è accettato universalmente. Universalmente ? Ma allora le terreferme delle nostre certezze reggevano sulle sabbie mobili, se non direttamente sulle acque …

E’ questo l’inferno ? l’impossibilità di desiderare un punto di riferimento senza essere folli ?

No, l’inferno sarebbe stato l’ipotesi in cui una verità coordinasse le percezioni, in cui il male o il bene avessero avuto una definizione universalmente condivisa e tutti muovessero verso l’uno o verso l’altro per scelta, tutti inconciliabilmente coerenti.

Il brancolare nel buio della nostra inconcludenza era dunque la nostra libertà, che rendeva il dialogo, la condivisione e il confronto praticabili. E a quali valori se non la propria decisione ci saremmo quindi potuti appellare ?

Eppure il bello esisteva, un tramonto sul mare non risultava repellente a nessuno, ne il cinguettio degli uccelli o il fremito dell’orgasmo, molte altre cose ancora sembravano contenere più di quanto non si vedesse

Erano forse un tentativo di definizione di una scala di valori astratta dalle opinioni e dai dubbi.

Solo che a nessuno sarebbe stata sufficiente, come se quanto non dubitabile dovesse essere escluso. Dubitavo allora e dubito adesso che il dubbio sia l’unica certezza da perseguire, ma penso resti la migliore.


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